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L'INCONTRO
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Dopo estenuanti ma divertenti giri in Casentino, montagne Pistoiesi, Mugello, a vedere di tutto e di più con momenti di reale imbarazzo nella scelta ed altri segnati da altrettanto imbarazzate fughe precipitose da proposte assurde… l’incontro è avvenuto un pomeriggio dell’inizio primavera del 1999. Per caso, stufo di cercare, mi ero soffermato davanti ad una agenzia immobiliare di Rufina dove, un baffuto ex militare mi aveva accalappiato illustrandomi un paio di proposte che potevano essere degne di un’occhiata. Due giorni dopo ci vediamo, imbarcati genitori e cane, al bivio per il Monte Giovi ed iniziamo a seguire, con la nostra vecchia Mini Cruiser rossa, il suo vecchio Land Cruiser bianco su per una tortuosa mulattiera. Dopo un grande casale il gioco si fa duro e, fra risate divertite per l’assurdità del posto dove stavamo andando, facciamo un po’ di off road fino ad una casa bianca, esternamente brutta, che poco mostrava della colonica toscana di razza. Con la decisione di andarcene velocemente che già serpeggiava, seguiamo l’omone oltre il vecchio portone di castagno e… scatta un’occhiata complice fra me e mio padre. Subito si chiede conferma sul prezzo, su quale parte di casa e terreno è in vendita, e – impercettibilmente – annuiamo in modo complice, lasciando mia mamma ignara del pericoloso interesse che la casa stava suscitando!
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La casa come si presentava qualche mese dopo il giorno dell'incontro (l'omino piccino piccino davanti è Piero)!
Che dire della zona in cui si trova? Il Chianti fiorentino, ancor più quello senese, sono famosi nel mondo per la loro perfezione, le loro colline e doline dipinte di flessuosa morbidezza da un pittore compiaciuto della sua opera. Sono disseminati di borghi medievali, in pietra millenaria, che sfoggiano torri e cinte murarie. Appaiono coperti di ettari e ettari di preziose, blasonate, vigne interrotte da casali imponenti e sfarzosi senza che mai abbiano un tralcio fuori posto, spettinato, o un filo d’erba invadente.
Anche se ultimamente mi sto ricredendo, non mi è mai piaciuto il Chianti, quello per antonomasia che il mondo intero ci invidia. Bellissimo, ordinato, perfetto, di quella perfezione che sa di artefatto, di quinta teatrale, di scenario sul quale si muovono frotte di stranieri. Tutt’altra cosa rispetto al “mio” Mugello e alla Val di Sieve: forti – con splendide eccezioni – dei loro paesotti bruttignaccoli, che poco dicono nel mentre scorrono ai lati di trafficate statali. Aree fortemente boscate, orograficamente martoriate, hanno visto nei secoli briganti e foreste che poco spazio hanno lasciato a velleità architettoniche di ville e borghi. Da sempre li avverto più vivi, però, di quella vitalità genuina e vera che i boschi cedui, l’allevamento, le colture di fondo valle sanno dare mirando alla produzione piuttosto che al bello. E belle proprio per questo…