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PRIMI INTERVENTI

Pagate le medievali gabelle al comunale feudatario, la prima cosa da fare fu quella di rifare la strada! Un po’ in quanto l’intervento rientrava nel progetto di miglioramento ambientale (a scomputo di parte degli oneri di urbanizzazione) ed un poco in quanto nessun camionista savio e sobrio avrebbe portato i materiali… Così col mio vicino, ex co-proprietario della casa prima del suo frazionamento, demmo incarico ad un ruspista della zona – poco savio e meno sobrio – che, nei momenti di lucidità, compì l’opera in poco meno di un’era glaciale… La strada, col maquillage rifatto a modo, sarebbe poi stata, entro breve, demolita dal Visigoto boscaiolo… come, per i curiosi, narrato in storie di ordinaria follia.

Divagazione a parte, si poteva iniziare ad urbanizzare! E così fu fatto uno sbancamento ed una buca profonda, a valle della casa, nella quale fu collocato quell’oggetto strano chiamato “tricamerale”. Una sorta di parallelepipedo in cemento, diviso in tre parti comunicanti fra loro a livelli diversi, destinato a raccogliere la parte meno nobile del prodotto delle casalinghe attività umane… L’amerda (come l’aradio nelle campagne) finisce la sua corsa, iniziata nei costruendi bagni, in una pletora di tubi traforati immersi in ghiaia di misure differenti. Questo sistema, laddove non vi sono fosse biologiche, permette ai liquami di decantare, di depositare al fondo le parti solide e di essere dispersi nel terreno.

Una volta realizzate le fosse e arrivati con i tubi di scarico subito fuori dalla casa, sorse il problema di come collegare i bagni (posti, grosso modo, uno sulla verticale dell’altro) a tali tubi senza dovere effettuare giri o scassi eccessivi. L’idea di uscire sul lato posteriore della casa, nello scannafosso, ed attraversare il resede del vicino fu sconsigliata dall’allora geometra. Così, su consiglio di un muratore al quale avevamo commissionato l’inizio dei lavori in economia, si pensò di passare sotto la casa... per giungere nella stanza dove, nella sua ristrutturazione, Pino il vicino avrebbe dovuto realizzare il proprio bagno. Non fu cosa da poco, in quanto il muro sotto il quale dover passare era uno di quelli portanti della casa, centrale, avente uno spessore di oltre un metro e mezzo. Si fu costretti a lavorare di martello pneumatico quasi “in galleria”, creando una traccia che venne poi richiusa, una volta passate le tubazioni, con mattoni e cemento armato.

 

Inverno 2002; ci si gira intorno tra roba da buttare via e gli scavi per le fosse biologiche e l'Enel

 

La ruspa sta riempiendo lo scasso fatto per collegare gli scarichi alle fosse biologiche; sullo sfondo la mitica Toyota del "Piero-direttore-dei-lavori"

 

I tubi (grigi) degli scarichi; i corrugati (rossi) per l'elettricità. Intorno un delirio di fango e robaccia da smaltire.